Sentire il corpo, viverlo e rispettarlo sono il primo gesto d’amore per sé. Le donne hanno grande predisposizione a questa chiamata, riescono perfino a sentire organi che non vedono, come l’utero ad esempio.
Questo piccolo grande organo non è solo un viscere pelvico, ma una vera culla materna, una stigmate femminile invisibile che rende donne a tutti gli effetti. Come spiegare questo attaccamento? Questo organo è invisibile, è un’idea mentale che nutre un affetto biologico.
L’utero non si vede, eppure a suo modo si sente, perchè non manca di dare segno di sè. E’ Il tramite di un orologio biologico a ritmo preciso che scandisce momenti importanti: la prima mestruazione apre le porte alla vita adulta, l’ultima ci consacra alla maturità.
Ogni mese il sangue mestruale torna a dire che tutto funziona, che la vita dona fertilità, bellezza, piena capacità sessuale. Durante la gravidanza cresce come grande custode e restituisce con furore e strepiti il dono eterno della vita che si rinnova. Yin e Yang: distendersi e fare il centro su sé stessi, riempirsi e nutrire. Poi contrarre e liberare fiato, sangue, energia e vita. Per questo la malattia dell’utero è una vera malattia del femminile.
Perdere il ritmo mestruale, aprire il flusso a sfoghi emorragici, trattenere il sangue e saltare la cadenza sono piccole spie di un femminile emotivo che soffre…
Sviluppare fibromi, lasciare che l’utero cresca fuori misura sono sintomi di una storia femminile da riconsiderare, di una sofferenza che varca la soglia e sconfina: una casa grande, un nido ipertrofico che accoglie gli altri, che porta carichi, un cuore che ha posto per tutti e che inevitabilmente soffre e si indebolisce.
Cure ormonali drastiche, bisturi e alta chirurgia sono una possibilità di cura ma non conducono da sole a un percorso di guarigione completa.
Fare la pace con un femminile straripante e inquieto è l’unica strada verso una nuova armonia. Ritrovare nell’utero il grande significato di luogo di accudimento è un modo per tornare a crescere, per proteggersi, per amarsi e per accudire innanzitutto sé stesse.
Non credo di sbagliare a credere che l’utero sia un grande mantice emotivo, capace di contrarre e distendersi, di respirare. Il soffio di questo respiro è una piccola anima del femminile. Una piccola anima che nutre, invisibile e potente, l’anima grande delle donne.
D.ssa Stefania Piloni
Ginecologa e Omeopata
Docente di Medicina Naturale presso l’Università di Milano