– a cura di Tiziana Scano
Una vita dedicata alle donne: è così che si può iniziare a parlare di Laura Gabrielli e del suo lavoro.
Originaria dell’Alto Adige lavora da più di 35 anni nella Babycomp srl, l’azienda importatrice per l’Italia dei dispositivi Pearly e Lady-Comp per il controllo computerizzato del ciclo mestruale.
Laura scopre molto presto la sua vocazione naturale: un’innata tendenza alla ricerca dei segreti della natura femminile, della sua essenza più profonda e misteriosa.
A seguito di una sofferta esperienza personale di sindrome premestruale, comparsa dopo una breve assunzione della pillola anticoncezionale, Laura si rende conto che qualcosa non va.
Si accorge che molte delle malattie legate alla sfera intima e sessuale della donna sono i campanelli d’allarme di una problematica del femminile estremamente complessa, che le somministrazioni ormonali prescritte dai medici finiscono per cronicizzare.
Nell’inibire il ciclo mestruale, elemento portante dell’architettura della donna, si ottiene infatti, come effetto, la cristallizzazione del sintomo che si ripropone in un moto perpetuo.
E’ dal germe della consapevolezza di una storia sulle donne da riscrivere, che inizia il percorso umano e professionale di Laura e che la conduce, oggi, a raccontarci i punti salienti di questi oltre 35 anni di tessitura di una trama nuova, per donne alla ricerca di una verità più autentica su sé stesse.
Sei una donna che si è immersa fin dalla giovinezza nei quesiti legati all’identità del femminile. Quale è la storia delle donne che nessuno racconta?
Sulla donna si è costruita negli ultimi anni una narrativa fuorviante, che riduce la complessità del femminile a una verità univoca, imposta spesso da grandi case farmaceutiche il cui obiettivo primario non è necessariamente il benessere femminile.
Si pensa che il progresso scientifico si sia messo a disposizione delle donne, levandogli di torno numerosi problemi: dal rischio di gravidanze indesiderate a disagi di vario genere.
L’innegabile verità è che i farmaci anticoncezionali, somministrati spesso con facilità estrema, portano a un cambiamento della sfera biologica e interferiscono con i processi naturali del corpo.
E’ questo uno dei tanti segnali che ci ricorda come, nonostante l’apparente libertà di fondo, la femminilità venga spesso repressa, alterata, modellata su canoni maschili, ridotta a qualcosa da “sospendere a piacimento”.
L’interruzione di un elemento così strettamente legato alla natura della donna come il ciclo mestruale, è infatti uno dei principali metodi di allontanamento della donna dalla sua identità.
Questo comporta poi delle conseguenze?
Certamente.
Il prezzo da pagare è espresso proprio dal corpo, che si ribella in maniera inconscia ogni qualvolta lo si imbrigli in una dimensione contro natura.
Nascono proprio così vari disturbi alla sfera sessuale o ginecologica, che altro non sono che la voce negata di un’identità che chiede spazio e voce in capitolo.
E’ come se il corpo con la malattia dicesse: “No, non ci sto e con questo sintomo ti ricordo che sei una donna e che non potrai mai snaturarti”.
E’ ora che le donne prendano consapevolezza di tutte le volte che annichiliscono la propria identità in favore di soluzioni semplicistiche che le allontanano dal proprio Io e di conseguenza dal proprio benessere.
Sei passata da paziente a punto di riferimento per molte donne in Italia che cercano alternative alla contraccezione ormonale: come è avvenuto questo passaggio?
Negli anni di sindrome premestruale, ho vissuto il mio personale calvario.
Emicranie lancinanti, accompagnate da nausee e un malessere costante, si presentavano per almeno 3 o 4 giorni al mese, negandomi qualsiasi possibilità di una vita regolare.
In quegli anni sapevo che, ciclicamente, il dolore sarebbe tornato a farmi visita, puntuale, implacabile. Nonostante questi sintomi di natura fisica, gli esami medici riportavano sempre il solito verdetto: ero sana come un pesce.
E’ cominciata così la mia ricerca interiore, quando qualcosa dentro di me si è acceso e le parole di una cara amica psicoterapeuta hanno cominciato a riecheggiarmi nella mente: “il problema risiede nel tuo femminile, non altrove”.
Questo ha aperto una porta, quella dell’indagine sulla causa scatenante: questa mia femminilità mancata, inespressa, della quale non mi rendevo conto, una disarmonia silenziosa e profonda che mi abitava, senza che nemmeno lo sapessi.
Per aprirmi gli occhi sono stati determinanti due incontri: quello con Hernan Huarache Mamani, autore de “La profezia della Curandera” con cui ho frequentato diversi seminari che mi hanno aiutato a diventare consapevole del fatto che tutte le donne hanno un potenziale enorme nascosto dentro di sé, purtroppo nascosto e negato.
Le conoscenza apprese dal Dr. Vincenzo Primitivo e con la medicina esogetica, di cui lui è il referente italiano, hanno fatto il resto.
Di che si tratta?
L’incontro con il Dr. Primitivo – con il quale sono passata da paziente ad amica, successivamente allieva e infine collaboratrice – è stata la scintilla che mancava, quella che mi ha permesso di fare quel passo in più in direzione di una consapevolezza di me stessa più centrata, più autentica.
Sebbene, infatti, fossi già una persona particolarmente attenta al corpo, ai suoi messaggi, alla ciclicità delle mestruazioni e alla mia natura femminile, ciò che in qualche modo l’esperienza con la medicina esogetica ha apportato come valore aggiunto è la capacità di entrare in contatto con la mia parte più intima.
E’ stato come se improvvisamente le azioni quotidiane, i gesti, venissero accesi: c’era una dimensione nuova, c’erano finalmente cuore, energia, vitalità, e per la mia sindrome premestruale non c’era più alcuno spazio.
Questo percorso di guarigione è stato ovviamente frutto di anni di lavoro su me stessa, supportata dall’esperienza e dalle indicazioni del Dott.Primitivo, con il quale proseguono interessanti collaborazioni e lavori, come l’ebook “Quando l’anima di una donna soffre il suo corpo si ammala”, che mettiamo a disposizione gratuitamente per tutte le donne iscritte nella nostra Mailing List.
Dalle tue parole si evince che il percorso delle donne alla propria consapevolezza appare un momento di grande crescita personale.
Ma quali sono gli eventi che allontanano le donne da sé stesse e che rendono poi necessario il porsi delle domande sulla propria identità più intima?
Le cause sono varie e di natura personale, ma legate alle trappole che un sistema complesso come la società in cui viviamo può tendere.
Eventi traumatici che si originano nel vissuto prenatale e prepuberale, conflitti genealogici irrisolti, condizionamenti famigliari, sociali, ambientali: sono tutti elementi all’origine di una possibile disarmonia del femminile alla base di disturbi di vario genere.
Si può guarire?
Può guarire chiunque cominci a indagare le cause alla base della propria malattia, decifrandone il suo senso simbolico, capendo cosa il sintomo ha da dirci.
Tutto il resto, inclusi molti dei rimedi medici, è palliativo: per risolvere e superare una difficoltà occorre iniziare un percorso, spesso lungo, che porta però alla propria evoluzione, al riequilibrare un’armonia naturale e in qualche modo a conquistare la propria felicità personale, l’equilibrio in famiglia e nella coppia.
Come si inserisce l’azienda Baby Comp, in questo quadro di indagine sul femminile?
Baby Comp è un progetto di vita.
Nasce negli anni ‘90 grazie al forte interesse mio e del mio compagno di mettere a servizio delle donne dei dispositivi:
- che fossero in realtà una risposta scientifica e affidabile alla necessità di conoscenza di sé
- che non interferissero né alterassero la natura della donna
- che garantissero, al contempo, maggiori sicurezze rispetto ai metodi di contraccezione naturale
Siamo convinti del fatto che solo con la consapevolezza e la conoscenza sia possibile gestire la propria fertilità liberamente.
Baby Comp rimane ancora oggi un progetto vitale e innovativo proprio perché risponde a un bisogno in continua crescita: quello delle donne che richiedono sempre più consapevolezza e che forse sono stanche di vedersi prescrivere una cura ormonale come ricetta contro tutti i mali.
Sempre più donne sanno che non è così.
E noi – io per prima! – siamo orgogliosi di dar loro un’alternativa seria, affidabile.
Di raccontare un’altra storia.
La loro storia.