La pelle è l’involucro del nostro corpo, attraverso la pelle avviene l’interscambio di sostanze tra il nostro organismo e il mondo esterno. Tutto ciò che viene a contatto con essa entra nelle nostre cellule e, di conseguenza, nel nostro sistema circolatorio che lo distribuisce in tutto l’organismo.
Basti pensare all’efficacia di creme e cerotti per vari disturbi o per la contraccezione, o al fatto che i principi attivi di un olio essenziale, spalmato all’interno dell’avambraccio, impiega soltanto pochi minuti per arrivare nel nostro sangue!
Cosmetici cancerogeni?
Sarebbero circa 175 le diverse sostanze chimiche che ogni donna giornalmente si “spalma” sulla propria pelle, quando si fa bella. L’industria cosmetica, infatti, utilizza circa 13.000 sostanze di sintesi e di semisintesi nei propri prodotti. La cosa che molti non sanno è che la gran parte di queste non è stata sufficientemente studiata sotto il profilo della tossicità.
Il EWG (Environmental Working Group) americano ha calcolato che su 7500 prodotti commerciali solo 28 sono stati testati per la loro sicurezza, che un prodotto ogni 120 contiene una sostanza cancerogena e che un terzo dei prodotti contiene almeno una sostanza classificata come potenzialmente cancerogena.
L’assorbimento del cocktail di cancerogeni, conservanti, mutageni, allergizzanti e metalli pesanti a livello cutaneo è ulteriormente facilitato dalla presenza nei cosmetici di fattori umettanti e idratanti (che però sono innocui).
Tra le sostanze potenzialmente pericolose, citiamo i parabeni, utilizzati come conservanti. Sono presenti come metyl-, ethyl-, butyl-, propyl- paraben e sono seriamente sospettati di essere cancerogeni. Lo sarebbero soprattutto quando vengono applicati sulla pelle. L’assorbimento cutaneo, infatti, trasformerebbe queste molecole in una forma attiva cancerogena.
Nel 2004, l’oncologa Dr.ssa Philipa Darbre, dell’Università di Reading (UK) ha trovato i parabeni in tutti i campioni di tessuto cancerogeno mammario da lei analizzati.
Le ridotte dimensioni dello studio (solo 20 campioni), dovute alla mancanza di fondi che la Dr.ssa ha cercato inutilmente per anni, non dimostrano (almeno per ora!) che i parabeni sono la causa del tumore, ma dimostrano con certezza che queste sostanze tendono ad accumularsi nei tessuti.
I pericoli dei Parabeni
I parabeni fanno parte di un vasto gruppo di sostanze chimiche denominate xenoestrogeni o “distruttori ormonali“, sostanze estranee all’organismo capaci di imitare gli estrogeni, che sono potenti stimolanti della crescita e della trasformazione maligna delle cellule mammarie. Come altri xenoestrogeni, i parabeni, una volta nei tessuti umani possono rimanervi per decenni, agire indisturbati e provocare malattie a distanza di 20-30 anni.
Alcuni studiosi sono convinti che l’enorme presenza di xenoestrogeni nell’ambiente e nella catena alimentare sia una delle cause del tumore alla mammella (aumentato negli ultimi decenni), delle cisti ovariche, dell’endometriosi, dell’infertilità delle coppie (1 coppia su 5 ha problemi di fertilità e nel 50% dei casi l’origine è maschile) e del cancro ai testicoli (aumentato del 3% negli ultimi anni). I pesticidi presenti nell’alimentazione sono anch’essi dei “disruttori ormonali”.
Se andate in un supermercato, in profumeria, in farmacia o in erboristeria noterete che la maggior parte dei cosmetici e dei prodotti per l’igiene contengono parabeni. La cosa raccapricciante è che si trovano anche in molti prodotti cosiddetti “naturali” o spacciati per “ecologici”. I parabeni sono nelle creme per il viso, negli struccanti, nei detergenti intimi, nei deodoranti, nei dentifrici e negli shampoo. Molti prodotti per bambini li contengono. Sono anche nelle creme solari e nei doposole. Un recente studio giapponese ha dimostrato che con l’esposizione alla luce UV del sole, i parabeni accelerano l’invecchiamento della pelle.
Industria cosmetica o industria chimica?
E’ incredibile, ma l’industria del cosmetico finanzia la ricerca contro il cancro alla mammella e nello stesso tempo fa soldi vendendo prodotti che contengono sostanze che il cancro probabilmente lo provocano.
I parabeni sono legalmente autorizzati nell’Unione Europea e l’industria cosmetica giura sulla loro innocuità. Purtroppo, dagli allarmi dei ricercatori ai provvedimenti restrittivi spesso passano decenni.
Gli interessi economici e politici sono sempre enormi. La storia recente è piena di sostanze chimiche (farmaci, pesticidi, insetticidi, additivi alimentari, ecc.) che sono state immesse sul mercato come innocue e poi dopo anni vietate perché risultate tossiche o cancerogene.
Inoltre i cosmetici che utilizziamo ogni giorno hanno un impatto ambientale non da poco.
La cosmesi eco-biologica rappresenta il miglior compromesso tra la cura del nostro corpo e l’inquinamento ambientale.
Ma come si riconosce un cosmetico eco-bio da uno solo apparentemente “naturale”? I prodotti eco-biologici sono realizzati solo con ingredienti di origine vegetale o comunque, in generale, con ingredienti il cui impatto ambientale risulta essere minimo o se non altro minore rispetto a quello di altre sostanze.
In particolare, gli ingredienti in assoluto più pericolosi, non solo per l’ambiente in cui si vive ma anche per il nostro organismo, sono: il petrolio ed i suoi derivati (paraffin, paraffinum liquidum, mineral oil, petrolatum e i vari Peg – e Ppg– seguiti da numeri), i tensioattivi aggressivi come il sodium laureth sulfate ed il sodium lauryl sulfate, le catene di Dea, Mea e Tea (scissori di formaldeide, sostanza inquinante e potenzialmente cancerogena), i siliconi (ad esempio dimethicone e cyclomethicone) ed i coloranti e i profumi di sintesi.
E’ possibile controllare sul biodizionario l’innocuità o la tossicità di ogni singolo ingrediente.
Nei cosmetici eco-biologici non troverete nessuno di questi ingredienti: al loro posto ci saranno invece oli essenziali puri ed oli vegetali, tensioattivi ed emulsionanti delicati, conservanti ritenuti non pericolosi e coloranti non di sintesi.
Per poter capire se il prodotto che si ha fra le mani contiene o meno certi ingredienti è necessario leggere l’Inci (International nomenclature of cosmetic ingredients), ovvero l’elenco delle sostanze contenute nel prodotto in questione, elenco che per legge ogni cosmetico deve riportare sulla propria confezione.
E’ giusto torturare per vanità?
Un argomento spinoso e infelice è quello dei cosmetici testati sugli animali. Per farvi un’idea di cosa sono questi test vi citeremo qualche esempio:
DL50
Tutto cio’ che viene a contatto con noi.
Per verificare la tossicita’ di sostanze chimiche, shampoo, schiume da barba, lacche, dentifrici, rossetti ecc., dosi massicce dei componenti o dei prodotti finiti, vengono forzatamente introdotte nello stomaco degli animali fino a stabilire la quantita’ sufficiente ad uccidere.
Il test (dose letale 50) termina quando il 50% degli animali muore.
Draize Test oculare
Tutto cio’ che viene a contatto con i nostri occhi.
Shampoo, creme, mascara, ombretti, liquidi per lenti corneali ecc. vengono testati mettendo negli occhi dei conigli albini la sostanza per controllarne poi la capacita’ di irritazione. Vengono usati i conigli albini perchè i loro occhi sono particolarmente sensibili.
Il coniglio durante questo esperimento viene bloccato in apposite gabbie di “contenizione” in modo che abbia la testa bloccate (vedi immagine piu’ sotto). Infine la tossicita’ del prodotto verra’ valutata dal ricercatore (il parere puo’ cambiare da ricercatore a ricercatore) sulla base dell’infiammazione, dell’ opacita’ o della distruzione della cornea, che puo’ essere piu’ o meno grave. Questo test (test oculare di Draize ) è molto vecchio e poco scientifico ma ancora in uso, ci sono oggi molti metodi sostitutivi e molto piu’ sicuri, ma forse perchè piu’ sicuri bloccherebbero troppi prodotti che con il vecchio test oggi si possono mettere in commercio facilmente.
Tutto cio’ che viene a contatto con la nostra pelle.
Fondotinta, creme, detergenti, prodotti solari ecc. vengono spalmati sulla pelle rasata degli animali, di solito cavie, topi e conigli. Successivamente la pelle viene asportata ed esaminata per valutarne il grado di irritazione.
Test di cancerogenicità
Generalmente vengono usati roditori ai quali viene fatta ingerire o inalare la sostanza per un periodo anche di diversi anni. In seguito gli animali vengono uccisi e sottoposti ad autopsia per stabilire la presenza di eventuali tumori nei loro tessuti.
Vogliamo davvero alimentare tutto ciò solo per vanità?!
Fonti:
http://www.terranews.it/news/2010/03/una-cosmesi-eco-bio-e-possibile
http://rassegnecobio.myblog.it/archive/2009/01/13/cosmetica-tossica.html
http://www.lavocedeiconigli.it/lista_della_morte.htm