Purtroppo, l‘ambiente in cui viviamo sfavorisce la fertilità.
Gli esseri umani non possono inquinare il pianeta e i loro corpi senza conseguenze è la sterilità è una di queste. Le condizioni esistenti sul nostro pianeta non favoriscono più la fertilità come un tempo. E’ come se la mente collettiva della specie stesse generando una grande quantità di energia per rendere sterile un alto numero di donne e di uomini.
Le cause sono lo stress dei rapporti familiari odierni, l’ambiente sociale, le forme di dipendenza personali e lo stato di stress del pianeta stesso.
Troppe infanzie difficili non vengono superate, troppi bambini crescono troppo in fretta. Ai ritmi della natura non viene lasciato più spazio.
I dati preliminari sui problemi riproduttivi associati alle sostanze chimiche tossiche e all’inquinamento elettromagnetico sostengono l’ipotesi di un decremento della fertilità.
La fertilità può essere influenzata da molti fattori diversi, come la dieta o l’ambiente, ma nel 20% dei casi, le cause restano ignote (ovvero, gli esami clinici non riescono a spiegare il problema).
Le coppie più disposte a lavorare sul rapporto mente-corpo insieme con altri aspetti della fertilità sono quelle con maggiori probabilità di successo.
I fattori più comuni ( e spesso correlati) che danneggiano la fertilità femminile sono i seguenti:
• Ovulazione irregolare
Un certo numero di donne a cui viene diagnosticata una sterilità per cause ‘mediche’ riesce a concepire anche senza sottoporsi a terapie.
La sterilità non è mai una faccenda semplice.
Sono molti i fattori che entrano in gioco, sia fisici sia emotivi e psicologici. Talmente numerosi da ridicolizzare il tentativo di ridurre la fertilità alla somministrazione dell’ormone giusto al momento giusto.
L’approccio convenzionale alla sterilità si concentra sul corpo come macchina che produce ormoni, ignorando in gran parte i fattori emotivi, psicologici e persino alimentari che si sono tradotti in manifestazioni fisiche e ormonali.
Anche se nel campo della procreazione il legame mente-corpo è conosciuto da decenni, solo in tempi recenti è stato esplorato con maggiore serietà.
La società si concentra sempre più sulla tecnologia, ma la risposta potenziale per molte coppie è racchiusa nello studio del legame corpo-mente nella sterilità. Un’indagine psicologica approfondita dovrebbe essere inserita d’abitudine tra i test di fertilità. Se ci si concentra unicamente sulla tecnologia costosissima e invasiva oggi disponibile per la terapia della sterilità, tralasciando il cuore e lo spirito di coloro che devono sottoporsi a tali procedure, il risultato è spesso insoddisfacente, se non devastante.
La cifra spesa ogni anno nel mondo per questo tipo di cure, già nell’ordine dei milioni di miliardi, è in costante aumento.
A livello personale, molte donne non riescono a concepire perché in fondo non lo desiderano veramente e hanno paura dell’impegno che allevare un figlio comporta.
Una ricerca ha evidenziato che le donne con problemi di fertilità riscuotono un maggior successo nel mondo esterno rispetto a quelle che riescono a concepire.
C Myss spiega che la quantità di energia a disposizione del secondo chakra è limitata: se una donna mette la propria ambizione al servizio della carriera, impegnandosi senza riserve, probabilmente non le rimane energia sufficiente per concepire un figlio se prima non riduce altri impegni.
Ma non è la carriera a influenzare necessariamente la fertilità; i problemi vengono sollevati da altri fattori, spesso associati alle professioni attuali, come l’incapacità di soddisfare i propri bisogni, la sensazione di non riuscire a controllare la propria vita, il disamore per il lavoro o per quello che esso rappresenta, o un’incompatibilità tra carriera e saggezza interiore.
La sterilità può essere anche il risultato di un rapporto matrimoniale squilibrato in cui la donna viene trattata alla stregua di una bambina. In numerosi studi, le donne sterili manifestavano avversione verso le mestruazioni e rimpiangevano l’infanzia. Spesso, avevano volti e corpi adolescenziali, ricevevano un’eccessiva protezione dai genitori, erano assetate di simpatia e di affetto e si sentivano inferiori in quanto donne.
Una serie di complessi fattori psicologici, sociologici e politici hanno prodotto un cambiamento sociale di portata mai vista, inducendo molte persone nate negli anni del boom economico a rimandare la maternità o la paternità e alterando in tal modo i modelli riproduttivi tramandatisi dall’alba dei tempi ai loro genitori. Scrive l’autrice: “Nello spazio di una generazione, le classi sociali medio-alte hanno deciso di rimandare il concepimento della prole di dieci o vent’anni. E’ forse la più radicale alterazione volontaria dello stile di vita che si sia mai vista finora e sicuramente non è priva di conseguenze psicologiche”.
Nei casi in cui le tube sono aperte ma non completamente funzionali, è necessario affrontare gli eventuali problemi emotivi irrisolti. I problemi alle tube, afferma C. Myss, sono incentrati sul ‘bambino interiore’ della donna, mentre le tube stesse rappresentano le energie infantili malate. “Bloccare il passaggio dell’ovulo perché il sé interiore non è abbastanza ‘vecchio’ o ‘maturo’ o ‘guarito’ per accettare la propria fertilità” osserva, “è un modello energetico comune nelle malattie delle tube. Parte della donna rimane legata alla fase prepuberale perché la sua mente inconscia non è ancora “uscita dall’uovo” e non matura la disponibilità a donare la vita ad altri”.
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