Lotus Birth: la scelta di una mamma verso un parto rispettoso

Sempre più donne sentono il desiderio di partorire il loro bambino in modo rispettoso, naturale e consapevole. Una di queste è Miriam, alla quale abbiamo chiesto di raccontare l’esperienza del suo parto in casa e la nascita Lotus del suo bambino.


Qual è stata la spinta interiore che ti ha indotto a scegliere, per il parto del tuo primo bambino, di Andrea, il Lotus Birth, andando, quindi, un po’ controcorrente?


Sono sempre stata educata a una medicalizzazione del mio corpo, ma io, personalmente preferisco un approccio più naturale.
E quindi, ho desiderato da sempre un  parto naturale, nel rispetto del mio corpo, e del mio bambino, ed è stato questo che mi ha portato poi a conoscere il Lotus Birth.
Durante tutta la gravidanza, del primo bambino, non sapevo neanche della sua esistenza; ne sono venuta a conoscenza un mese prima grazie alla mia ostetrica.
Vedendomi propensa alle cose naturali, mi ha parlato di questo sistema per cui il cordone non viene subito clampato, tagliato, ma, appunto, avviene un distacco diverso.
Quindi mi ha fatto leggere il  libro di Cornelia Enning, “Rimedi placentari per l’autocura”. Il libro inizia con un’introduzione sull’ importanza della placenta e poi prosegue raccontando  dell’uso che se ne può fare, sia da fresca che da essicata, sia sciolta in polvere.
Io, ad esempio, l’ho tenuta, essicata, polverizzata e uso la polvere al bisogno…


Per curare il bambino?

…Per curare la mamma più che il bambino, perché il bambino è talmente sano, che non ne ha proprio bisogno!


Quindi, tu eri partita con l’idea di fare un parto naturale e ti eri scelta un’ostetrica che ti seguisse per un eventuale parto in casa.  Lei ti ha parlato del Lotus Birth e dell’importanza della placenta. E’ stata sempre lei a fornirti tutte le informazioni pratiche?

Esatto, lei mi ha spiegato tutto. La Placenta, per me, è stata proprio una scoperta, visto che generalmente, se ne parla talmente poco e, nella maggior parte degli ospedali viene trattata come un rifiuto. Io pensavo al parto, alla gravidanza, pensavo al bambino, al corredino…; prima dall’ora, sinceramente, nessuno mi aveva detto: “pensa alla placenta”!
E’ una cosa veramente declassata, emarginata, non viene quasi mai neanche nominata, solo al momento dell’ecografia si controlla se sia attaccata bene, ma poi, viene considerata come una cosa marginale, mentre, in realtà, è la cosa fondamentale che fa crescere il bambino, lo nutre, lo tiene attaccato alla madre…meriterebbe una considerazione molto maggiore!

Sei stata seguita anche da un ginecologo o solo dall’ostetrica?


Si, sono stata seguita anche da un ginecologo fino a due-tre mesi prima del parto, finché  ho capito che era contrario al parto in casa. Questa persona mi metteva quasi paura e faceva quasi una sorta di boicottaggio delle mie scelte.  Quindi, dovendo eliminare, tutto ciò che mi ostacolasse nelle mie decisioni,  a pochi mesi dal parto ho deciso di essere seguita soltanto dalla mia ostetrica .


Quindi, al contrario di altre donne, non hai dovuto fare troppi controlli ed ecografie. Una volta accertato che fosse tutto a posto e che il bambino fosse sano, non hai fatto altri esami.
Purtroppo, molte donne pensano che si debba per forza venir seguite da un medico perché, ormai, la gravidanza viene trattata un po’ come una malattia, e non come un evento naturale, e hanno paura di un’eventuale emergenza o imprevisto durante il parto.  Tu ritieni che la tua ostetrica fosse una figura professionale sufficiente per dire, a un certo punto: “ok fino a qui riesco ad arrivare, da ora in poi facciamo intervenire l’ospedale”?


Si, penso che sia una bravissima ostetrica. Siccome la gravidanza non è una malattia, ma uno stato naturale della donna, e spesso medici e ginecologi ne sanno ben poco, consigli su cosa fare, come respirare, ecc, aiutano poco, perché sei  tu col tuo  bambino che stai partorendo. Non è come dire: “prendi questo rimedio e guarisci”…
L’ostetrica, invece, ti segue dall’inizio alla fine della gravidanza, ti conosce bene, conosce il funzionamento e la fisiologia femminili, ha fatto tantissimi parti in casa, ti supporta durante tutto il travaglio: è una persona singola, a tua disposizione, che sta accanto a te minuto per minuto…
Nella maggior parte degli ospedali ciò non è possibile, anzi, spesso ti lasciano lì abbandonato…


Come hai trovato quest’ostetrica?

L’ho trovata in internet. Ho trovato dei siti, che spiegavano un po’ come partorire in casa, come ad esempio Nascereacasa, e lì c’era l’elenco delle ostetriche che praticano il parto in casa e quella più vicina alla mia zona era lei.


Ti ha fatto fare esercizi durante la gravidanza e prima del parto: ginnastica, yoga, vocalizzazioni, ecc?

Si, ho fatto yoga, pilates, danza del ventre, che si sono rivelate utili durante il travaglio, perché ci sono state posizioni riprese durante il parto. Anche le vocalizzazioni sono importanti e aiutano molto.
All’ospedale rischi che ti zittiscano o ti prendano per pazza, se canti durante il travaglio…

Come ha reagito la tua famiglia davanti alla tua scelta di partorire in casa?

Ho tenuto tutto segreto. Non ho detto niente a nessuno, a parte al mio compagno. Al parto erano presenti solo lui e l’ostetrica. Quindi, poi, quando è nato, è stata una sorpresa per tutti essere stati invitati a casa e non all’ospedale. Si aspettavano di vedermi presa dalle doglie, invece mi hanno trovata col bambino già in braccio. Sono rimasti tutti un po’ scioccati.

Hai lasciato attaccata la placenta, quanti giorni ci ha messo a staccarsi? E dopo, come l’hai trattata?
Ci ha messo una decina di giorni a staccarsi. Però quando si è staccata, l’ombelico era già rimarginato.
Appena nata, l’abbiamo subito trattata con il sale, l’abbiamo messa dentro una bacinella che scolasse un pochino l’acqua, cambiavamo il sale ogni giorno e la tenevamo vicina al bambino dentro un sacchettino bellissimo che abbiamo ricevuto in regalo da una ragazza. L’aveva confezionato lei per l’occasione.
La tenevamo sempre vicina al bambino. Essendo ancora attaccata a lui, ovviamente faceva un po’ strano guardarlo, all’inizio, ma poi ci siamo abituati velocemente.

Hai avuto difficoltà al momento del cambio del pannolino?
All’inizio, essendo il primo bambino,  a prescindere dalla placenta, c’era un po’ da prenderci la mano. Poi c’era sempre bisogno di un’altra persona che ti portasse la placenta, o le cose per cambiarlo lì dov’era il bambino. A parte questo, trovata una posizione comoda per sé e il bambino, non risulta nulla di diverso rispetto al cambio senza placenta attaccata.

Una volta che cordone e placenta si sono staccati li hai fatti seccare, qual è il procedimento che hai usato?

Su consiglio dell’ostetrica ho staccato il cordone dalla placenta e l’ho fatta essiccare a 50° in forno per tre o quattro giorni.  Si capisce, comunque quando è del tutto secca perché diventa dura e solida. Abbiamo sminuzzato dei pezzi col mortaio, per altri, essendo durissimi, abbiamo usato il frullatore. Ho messo la polvere in un vasetto, con un giro di carta stagnola sopra, per tenerla al riparo dalla luce e la conservo in frigo. L’ho presa, una volta alla settimana,  durante l’allattamento, come consigliato nel libro citato prima. Aumenta l’energia, l’umore a la produzione di latte.
Mi aveva aiutato molto anche quest’inverno, durante un periodo di influenza.

Quel bellissimo sacchettino che hai ricevuto in regalo, l’hai conservato? Visto che stai aspettando il secondo bambino, presumo partorirai sempre con il lotus birth?

Esatto, partorirò con il lotus birth, però, purtroppo, il sacchettino ho dovuto ridarglielo alla ragazza perché è servito a lei che, questa volta è riuscita a fare il lotus, e sono molto contenta per lei!

P.S. La notte del 27/09/2013 Miriam ha partorito una bellissima bambina di nome Elena. Auguri di cuore Miriam!

Leggi anche:

Leave A Reply