Le conseguenze della società patriacale

Con il Patriarcato l’Umanità conosce e vive la sua fase adolescenziale. Come l’adolescente attua una violenta contestazione contro i genitori, l’autorità, tutta la realtà costituita, così l’uomo si oppone al potere della donna in quanto madre per affermare il suo potere personale, quello che ancora non conosce e che per ora è in grado di definire solo per opposizione al potere della maternità, non nella sua essenza originale: ecco quindi il Patriarcato.
Questo accade perché, proprio come l’adolescente, non possiede ancora un’identità, così l’uomo, nel corso del Matriarcato, non conosce il suo potere.
La mascolinizzazione della donna come difesa
Bachofen affermava che c’è una dinamica che muove la storia e determina il passaggio da una fase evolutiva all’altra, ovvero la contrapposizione tra il principio femminile e il principio maschile. I passaggi da una fase all’altra avvengono generalmente attraverso lotte e scontri violenti tra i sessi. Quando primeggia uno, l’altro si oppone estremizzando gli aspetti che non appartengono alla sua vera essenza.
La fase patriarcale vide prevalere il principio femminile. Con l’avvento del Patriarcato, le donne reagirono all’impossibilità di vivere in piena realizzazione il proprio femminile estremizzando i loro caratteri maschili. L’ammazzonismo, l’imperialismo femminile, il primo femminismo, appartengono a questo fenomeno.
E’ terribile vedere come siamo, di fatto dentro all’interno di uno stato di ipnosi, e invece di considerare tutto ciò sintomo di una malattia gravissima che mette a repentaglio la sopravvivenza del pianeta, invece di unirci compatti alla ricerca di soluzioni creative, sosteniamo questa follia.
E’ una follia. Eppure è considerato normale: che le donne siano aggressive è normale, che abbiano frequenti problemi ginecologici, quali cisti, cisti endometriosiche e fibromi, che entrino precocemente in menopausa, è normale, che rifiutino di prepararsi alla maternità lavorando fino al giorno prima del parto, invece di viverla come un rito di passaggio, che rifiutino il dolore, chiedendo di farsi anestetizzare durante il parto, che facciano ricorso a medicinali e a tamponi affinché il flusso mensile di sangue non le rallenti o ne ostacoli l’efficacia: è tutto assolutamente normale!
E’ una follia! Dove stiamo andando? Non sto dicendo che dobbiamo soffrire, vivere i disagi e le umiliazioni che culturalmente abbiamo vissuto per le nostre “cose di donne”. Sto dicendo che possiamo ricorrere a tutto quello che desideriamo per vivere meglio, non togliendo di mezzo, però, il femminile: noi per prime stiamo rinunciando ad esso.
E questo è drammatico.
Le conseguenze dell’unilateralità sessuale
Questa unilateralità energetica dei singoli, questo eccesso di principio maschile ovunque, ha delle conseguenze.
La salute e il benessere delle persone è il primo livello di confronto per osservare cosa sta accadendo.
La seconda conseguenza si ha nelle coppie e nelle relazioni: sempre più numerosi sono i divorzi, le separazioni, l’incomunicabilità tra uomini e donne.
Le leggi della natura ci possono dare una prima spiegazione di quanto si sta verificando. “L’attrazione tra uomini e donne esiste perché sono la metà di un circuito – l’uomo al polo attivo, la donna al polo ricettivo – e nell’esistenza c’è sempre l’innata tendenza a superare ciò che è incompleto per renderlo completo”. (Richardson, 2000)
Ma se le donne sviluppano forti caratteristiche maschili, la differenza tra uomini e donne, che è alla base della loro attrazione, diminuisce e, diventando sempre più simili l’uno all’altra, si respingeranno. Ci sono molti uomini confusi e spaesati proprio perché la donna, sia pure per necessità, ha abbandonato il suo ruolo per viverne uno a metà, e l’uomo non sa più qual è il suo posto.
La terza conseguenza è sotto gli occhi di tutti ed è lo squilibrio ambientale, la drammatica situazione nella quale versa il nostro pianeta.
E’ ora di passare all’età adulta
Quattromila anni di adolescenza sono stati sufficienti. E’ ora di passare all’età adulta, a una nuova era più saggia e matura.
Entrambi, uomini e donne, abbiamo avuto tempo sufficiente per affermare la nostra individualità attraverso la contestazione dell’altro. Ma questo ancora non significa consapevolezza di sé, della nostra pura essenza individuale.
La mascolinità non è un diritto acquisito per nascita e non si basa sul semplice “ripudio” del lato femminile. Lo stesso dicasi per la femminilità: l’eccesso di maschilismo nella donna rappresenta allo stesso modo una fase adolescenziale. E’ la lotta per affermare “Io sono, Io esisto, questa è la mia forza”.
E’ il tempo in cui l’individuo, riconosciute le sue qualità, può tornare al gruppo per condividere il suo apporto originale e portare il suo contributo per il bene comune. “Io sono insieme”, questo è il gradino successivo.
Fonte: R. Osso, “Il Risveglio del Femminile”, Kappa Vu

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