L’APLV – L’Allergia alle Proteine del Latte Vaccino

Le allergie alimentari sono in costante aumento nei paesi occidentali e l’intolleranza su base immunologica alle proteine del latte vaccino (APLV) rappresenta la forma più comune di allergia alimentare in età pediatrica. Infatti, circa il 4-5% dei bambini è allergico al latte vaccino (di mucca) L’APLV si manifesta a causa di un’incompletezza nella barriera mucosale che comporta aumentata permeabilità intestinale alle macromolecole e a una relativa immaturità del sistema immunitario sia a livello locale che sistemico.

Come si manifesta
L’allergia al latte si mette in luce con una serie di sintomi che si presentano successivamente all’introduzione nella dieta del latte vaccino, con un periodo di latenza fra esposizione e insorgenza dei sintomi che varia da 1 a 4 settimane, con un’intensità, anche nello stesso bambino, variabile nel tempo. I sintomi sono:
– disturbi intestinali (diarrea e vomito e, quando si tratta di un bambino piccolo, un possibile rallentamento della crescita),
– prurito e gonfiore localizzato alla lingua (la cosiddetta “sindrome allergica orale”),
– orticaria
– dermatite atopica (un arrossamento diffuso della pelle che risulta anche secca e pruriginosa)
– disturbi della respirazione (rinite, asma).
Quando serve eliminare il latte vaccino
In caso di APLV l’unica terapia possibile è l’eliminazione del latte vaccino e l’uso di formule a base di soia, di idrolisati proteici spinti e formule elementari: questi preparati garantiscono una crescita ottimale del bambino anche se assunti per molti mesi o anni, hanno però una scarsa palatabilità e un costo elevato; vi è, inoltre, una forte cross-reattività fra le proteine del latte vaccino e quelle della soia, non a caso in un 30% dei casi compare intolleranza alle proteine della soia.
In generale si recupera la tolleranza al latte vaccino entro il 1° anno di vita, anche se l’affezione rimane attiva in 1/3 dei pazienti anche dopo i 3-4 anni. Nel latte vaccino la frazione proteica rappresenta il 3,5% del totale e tutte le proteine sono possibili allergeni anche se quelle più frequentemente sensibilizzanti sono le solubili come le α e le β-lattoalbumine, le immunoglobuline e le sierolabumine.
Queste sostanze generano le reazioni avverse, che sono la dimostrazione pratica del fatto che l’alimento in questione non è gradito dall’organismo.
Una valida alternativa al latte vaccino
L’allattamento al seno è la prima arma per prevenire un’allergia al latte vaccino. Perché la nutrizione naturale eserciti questa protezione, però, deve essere portata avanti per i primi 6 mesi di vita del bambino.
Nel caso ciò non fosse possibile l’alternativa perfetta risulta essere il latte d’asina. Infatti, benché le α e le β-lattoalbumine siano state a lungo considerate come gli allergeni più pericolosi, studi condotti presso l’Istituto di Scienze delle produzioni alimentari di Torino hanno accertato, attraverso l’utilizzo di tecniche specifiche volte a determinare gli allergeni del latte vaccino, che il latte d’asina e quello di mucca differiscono soprattutto per il contenuto di caseina e non di β-albumina.
Fonte:
– “Farmacia News”, settembre 2009

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