La nostra visione del futuro: una società gilanica

Tanto sconosciuta quanto importante, come possibile chiave per risolvere il disagio della nostra epoca, è la gilania: società in cui uomini e donne vivono in equilibrio e amministrano il potere in condizioni di parità.

Non si tratta di una creazione filosofica: realmente in passato esistettero società gilaniche di cui però non viene così comunemente resa memoria.

E’ tempo di dare voce a tutte quelle parti di “storia negata” che in questo momento ci possono aiutare ad aprire un ulteriore finestra verso un cambiamento possibile e creativo. Il passato è molto più ricco di quanto ci raccontano!

Un esempio di società gilanica

Nelle regioni andine, durante il periodo d’oro degli Inca, esisteva un’organizzazione di donne sagge, chiamate Mamakuna, che furono le artefici di una forma di organizzazione socio-economica molto evoluta, chiamata Tawantinsuyo, cioè il Governo delle Quattro Regioni. Scopi di questa organizzazione erano il mantenimento della pace e la difesa della vita in tutti i suoi aspetti. Tawantinsuyo era basata su tre punti basilari: l’amore, la ricerca della verità e il rispetto per gli esseri viventi.

Con questi tre principi gli Inca crearono una civiltà che diventò la più grande del Sud America. In genere, l’acquisizione di nuovi territori avveniva in modo pacifico, per via diplomatica, grazie anche al potere di attrazione di un paese che sapeva offrire benessere e accettazione ai nuovi arrivati. La forma di governo era una democrazia in cui il capo non era designato per diritto ereditario ma veniva eletto da un consiglio di saggi.

La loro civiltà era armoniosa: crescita economica e incremento demografico erano in perfetto equilibrio.

Una società paritaria

Ma il fatto che oggi ci colpisce maggiormente è il ruolo delle donne, che godevano d’indipendenza economica, potevano essere sacerdotesse, capi guerriere o di governo, oppure diventare professioniste in qualsiasi campo. Il lavoro casalingo era riconosciuto come un importante contributo al benessere collettivo e veniva retribuito. Nell’elezione del governo avevano diritto di veto: bastava il “No” di una sola donna per bloccare una candidatura. Tutto questo era frutto di un sistema educativo particolare che valorizzava separatamente il principio femminile e quello maschile. Nell’Yachaywasi (maschile) si imparavano la scienza e la tecnologia per risolvere i problemi relativi al mondo esterno. Le materie erano: agricoltura, arte della guerra, allevamento del bestiame, idraulica, matematica, tecniche per costruire strade e ponti, e così via. Nell’Akllawasi (femminile) s’insegnavano le “arti verso l’interno”, cioè il sentimento, l’arte, l’alimentazione, la pedagogia, la creatività, l’etica, la religione, lo sviluppo dell’intuito, la difesa della vita. Entrambe le istituzioni erano di altissimo livello e complementari, studiate per la specificità dei sessi. Nulla impediva alle donne che lo desideravano per inclinazione individuale, di frequentare la scuola maschile, e viceversa agli uomini di recarsi in quella femminile. (Chiaia, 1988)

La nostra visione del futuro

La visione che noi abbiamo è di una società gilanica, in cui ogni individuo, di qualunque genere, venga valorizzato per le sue specifiche peculiarità. Una società di pace e collaborazione, in cui ogni ruolo detenga la propria importanza per l’incremento del benessere collettivo. Dove non venga promossa l’uguaglianza unidirezionale, ma la parità e la valorizzazione delle specificità sessuali.

Fonti:

– R. Osso, “Il Risveglio del Femminile”, Kappa Vu
– Emma Chiaia, “Los Incas el reino del sol”, Edictiones Anaya

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