Il termine menopausa indica la cessazione delle mestruazioni (dal greco menos ‘del mese’ e pausis ‘cessazione’). Gli anni in cui le funzioni ovariche si evolvono gradualmente costituiscono una fase ben precisa nella vita di una donna che può durare dai sei a tredici anni ed è chiamata climaterio.
Comunque la si voglia chiamare, non esiste altro periodo nell’esistenza di una donna che offra maggiori opportunità per attingere alla forza femminile, purché la donna riesca a farsi strada attraverso la generale negatività culturale che circonda la menopausa da secoli.

L’importanza di una menopausa serena

L’aspettativa di vita per una donna dei paesi industrializzati ha superato gli ottant’anni, contro i quarantotto anni di una donna nata a inizio secolo. Ciò significa che una donna ha ottime probabilità di trascorrere dai trentacinque ai quarant’anni della sua esistenza nella fase postmenopausale; la menopausa andrebbe pertanto considerata la ‘primavera’ della seconda metà della vita.
In Reclaiming the Menstrual Matrix (Rivendicare la matrice mestruale), Tamara Slayton scrive: “L’espressione naturale della forza e della saggezza di cui la donna dispone (durante la menopausa) viene tarpata e frustrata dalla nostra cultura. Quest’ondata di energia viene pertanto dirottata verso l’interno, producendo in tal modo una serie di sintomi sgradevoli come vampate, depressione, sbalzi d’umore e una generale difficoltà a ridefinire la propria identità. La mancanza di sostegno durante questo periodo e una generale tendenza a consumare alimenti di scarso valore nutritivo rendono l’esperienza della menopausa negativa e autodistruttiva. Solo sfidando la disinformazione culturale e soddisfacendo le necessità alimentari proprie di questo periodo di trasformazione la donna ha la possibilità di vivere una più profonda e libera esperienza del sé durante la menopausa”.
Le potenzialità che offre la menopausa

Il cambiamento ormonale (e il bisogno di un sostegno esterno) raggiunge l’apice tra i quarantanove e i cinquantacinque anni. Dopodiché, l’equilibrio ormonale si riassesta per la maggior parte delle donne, lasciandole libere come mai prima di allora di seguire interessi creativi e intraprendere azioni sociali. Sono anni in cui tutta l’esperienza converge e può essere impiegata per uno scopo che vada a vantaggio sia della donna sia della comunità.
Nelle culture celtiche, le giovani fanciulle venivano viste come fiori; le madri rappresentavano il frutto, le donne più anziane il seme. Il seme è la parte che racchiude in sé la conoscenza e il potenziale di tutte le altre. Il ruolo delle donne in postmenopausa è progredire e riseminare nella comunità il loro nocciolo concentrato di verità e saggezza. In alcune culture primitive, si credeva che le donne in menopausa trattenessero il loro ‘sangue saggio’ invece di versarlo ciclicamente e che pertanto il loro potere fosse maggiore di quello delle donne che mestruavano. In tali società, una donna non poteva assumere il ruolo di sciamana finché non aveva oltrepassato la menopausa. “Quando viene compresa e sostenuta, la menopausa rappresenta per le donne il livello successivo di iniziazione al potere” osserva T. Slayton. “In conseguenza del tabù mestruale tuttora presente nella nostra cultura, la voce della donna in menopausa viene temuta e negata. La donna stessa viene resa invisibile oppure incoraggiata a un’eterna gioventù procurata attraverso terapie sostitutive ormonali o altri interventi medici. Quest’alienazione culturale da un rito di passaggio vitale getta le donne più anziane nell’isolamento e nell’impotenza, le fa sentire inutili”.
Se una donna giunge a capire che il vero significato della menopausa è stato capovolto e degradato, al pari di molti altri processi del corpo femminile, riuscirà a vivere gli anni restanti fortificata dalla sua intuizione e da uno scopo.
L’atteggiamento medico e culturale odierno riguardo alla menopausa

L’atteggiamento medico convenzionale tratta la menopausa come uno stato di carenza e non come un processo naturale. Così com’è stato del corpo femminile, patologizzato e medicalizzato dal sistema patriarcale di dipendenza, anche tutte le funzioni che gli appartengono hanno subìto la stessa sorte, menopausa inclusa.
Viviamo in una cultura che invecchia, in cui la maggior parte delle persone crede sia naturale per un anziano essere depresso, affaticato, incontinente, distratto e senile. Le aziende farmaceutiche e i ginecologi instillano la paura nelle donne, convincendole che i loro corpi cadranno a pezzi non appena avranno varcato la soglia della menopausa, a meno che non facciano uso di farmaci, in particolare di ormoni.
La nostra cultura esige che le donne rimangano feconde a tutti i costi: diventare delle ‘vecchie sagge’ è poco femminile.
Un altro motivo per cui le donne temono la menopausa è il fraintendimento dell’archetipo della ‘Vecchia saggia’. C. Myss rimarca che nelle favole, come nell’inconscio collettivo, la ‘Vecchia saggia’ viene spesso raffigurata come una vecchietta che vive da sola nei boschi ed è altrettanto spesso associata alle streghe e all’eccentricità.
Le donne dovrebbero invece recuperare il giusto significato simbolico di quest’immagine di donna sola nei boschi: una donna che si è liberata del condizionamento tribale e non basa più comportamento, pensieri e immagine di sé sull’approvazione della famiglia. Una donna libera di organizzare come meglio crede la propria esistenza.
Nella nostra cultura senescente, invece di credere di potersi mantenere forti, attraenti e vitali per tutta la vita, molte donne si aspettano di veder deteriorare corpo e mente col trascorrere degli anni. In tal modo la società crea collettivamente un modello di pensiero, di comportamento e di paure che facilita la manifestazione della peggiore realtà possibile. Una negatività culturale così profondamente condivisa a livello collettivo non si può cambiare dall’oggi al domani, tuttavia possiamo imparare a considerarci alla stregua di pionieri di una nuova frontiera dove l’invecchiamento e la menopausa verranno ridefiniti. Questo è chiaramente possibile: età cronologica ed età biologica non coincidono ed esserne consapevoli aiuta a rallentare notevolmente l’avanzamento di quest’ultima.
Con l’aumentare del numero di donne capaci di ignorare i pregiudizi collettivi sull’invecchiamento, tutte noi avremmo maggiori possibilità di mantenerci in salute per tutta la vita e di invecchiare piene di forza e bellezza.
Fonte: C. Northrup, “Guida medica da donna a donna”, Red Edizioni

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