Infibulazione: la mutilazione di anima e corpo – diamo un aiuto concreto!

La mutilazione degli organi genitali femminili è una pratica profondamente radicata nelle tradizioni di molti paesi africani e difficile da debellare, nonostante di recente molte nazioni africane ne abbiano decretato l’illegalità.

Vengono sottoposte alla mutilazione bambine di pochi anni. L’operazione viene praticata spesso in condizioni igieniche precarie con alte possibilità di infezioni, ovviamente il tutto in assenza di anestesia.
L’Organizzazione mondiale della sanità(OMS) ha classificato le mutilazioni in 4 tipi differenti, a seconda della gravità degli effetti:
  1. Circoncisione (o infibulazione al-sunna): è l’asportazione della punta del clitoride, con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche;
  2. Escissione al-wasat: asportazione del clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra;
  3. Infibulazione (o circoncisione faraonica o sudanese): asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale;
  4. Il quarto gruppo comprende una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili.
Effetti fisici e psicologici devastanti
Le conseguenze per la donna sono tragiche, in quanto perde completamente la possibilità di provare piacere sessualee i rapporti diventano dolorosi e difficoltosi, vengono impossibilitati fino alla defibulazione(cioè alla scucitura della vulva), che in queste culture, viene effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del matrimonio. La pratica dell’infibulazione faraonica ha lo scopo di conservare e di indicare la verginità al futuro sposo e di impedire alla donna di provare piacere durante l’amplesso con il coniuge.
Le mutilazioni genitali femminili hanno gravissime conseguenze sul piano psico-fisico, sia immediate (con il rischio di emorragie a volte mortali, infezioni, shock), sia a lungo termine. Spesso insorgono cistiti, ritenzione urinaria e infezioni vaginali; una bambina o donna infibulata impiega più di 20 minuti ad urinare… goccia dopo goccia
Ulteriori danni si hanno al momento del parto: il bambino deve attraversare una massa di tessuto cicatrizzato e poco elastico reso tale dalle mutilazioni; in quel momento il feto non è più ossigenato dalla placenta e il protrarsi della nascita toglie ossigeno al cervello, rischiando di causare danni neurologici. Nei paesi in cui è praticata l’infibulazione inoltre, è frequente la rottura dell’utero durante il parto, con conseguente morte della madre e del bambino Dopo ogni parto viene effettuata una nuova infibulazione per ripristinare la situazione prematrimoniale.
I numeri della tortura
Sono più di 100 milioni le donne che hanno subito durante la loro infanzia o adolescenza la mutilazione genitale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che siano oltre 91 milioni le bimbe con più di 9 anni, vittime dell’infibulazione ed ogni anno il numero aumenta di ben 3 milioni. La zona geografica dove per tradizione più si concentra questa pratica è l’Africa.
Ma è appena nel 1998 che si inizia a parlare pubblicamente di questa pratica, grazie al libro autobiografico della modella Waris Dirie “Desert Flower“, da cui venne tratto lo spunto per l’omonimo film uscito nel 2009.
Qual’è la situazione italiana?
Ebbene sì, esiste una situazione italiana!
Anche in Italia vivono donne infibulate. Sono arrivate nel nostro paese a seguito dei flussi migratori: sono 35.000 le donne immigrate in Italia che hanno subito l’infibulazione nel loro paese e oltre 1000 le bambine che rischiano di subire lo stesso trattamento! Infatti, il nostro paese è il più a rischio di tutta l’Unione Europea di infliggere queste terrificanti pratiche alle donne; con la Lombardia come regione che vince il primato di questa barbara pratica e la Toscana che si aggiudica il sesto posto anche se la Legge 9 gennaio 2006, n. 7; “Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile” fa sì che l’infibulazione in Italia sia vietata e severamente punita.
L’unico dato confortante si riscontra nel fatto che le ragazze più giovani tendono a riuscire a sottrarsi a tale pratica con maggiore efficacia di quanto siano state in grado di fare e loro madri e le loro nonne, mediamente il 30% in meno.
Presso l’Ospedale Careggi a Firenze, nel Reparto di Maternità è stato predisposto un centro con ambulatorio per la cura e prevenzione delle mutilazioni genitali femminili. Qui si dà aiuto psicologico, ginecologico, sanitario, pediatrico e quando è possibile si interviene chirurgicamente per ricreare un’anatomia normale nella donna mutilata tramite intervento.
Diffondiamo la voce per porre fine alla violenza!
E’ doveroso che tutti sappiano a quanta violenza sono sottoposte ancora moltissime donne, anche nel nostro paese. E’ doveroso puntare fortemente il dito contro questa violenza gratuita, dando voce al dolore , per troppo tempo taciuto, di queste donne; facendolo venire allo scoperto senza segreti e senza paure. Perchè solo così potremo far sì che questa pratica venga finalmente abolita in tutto il mondo restituendo a tutte le donne la dignità, la libertà e la fierezza di essere tali!

Cosa puoi fare concretamente

Puoi dare il tuo contributo concreto sostenendo Non c’è Pace Senza Giustizia, l’organizzazione che, da dieci anni combatte, in prima linea, per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili.
Ora si è arrivati alle battute finali e lo scopo è quello di incoronare il 2012 come l’anno della vittoria. Ma manca solo un mese e serve un aiuto urgente, da parte di tutti.

Ogni contributo può fare la differenza, anche il tuo!

Scopri come sostenere la campagna sul sito di Non c’è Pace Senza Giustizia!

Fonti
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