Fecondazione assistita: istruzioni per l’uso

Fecondazione assistita Le diverse tecniche e l’evoluzione legislativa del nostro Paese per una scelta delicata, con implicazioni fisiche e psicologiche, da compiere consapevolmente.

La scelta di mettere al mondo un figlio si è al giorno d’oggi arricchita di numerose incognite. Dalle dinamiche economiche, che portano sempre più spesso le persone a decidere di mettere su famiglia in età più avanzata rispetto al passato, a stili di vita non sempre salubri dominati dallo stress. Tutto questo ha provocato un calo generalizzato della fertilità, sia per gli uomini sia per le donne, e perciò sempre più coppie sono costrette a ricorrere alla fecondazione assistita ( o artificiale).

In realtà, il primo passo importante da compiere nella ricerca di una gravidanza è la conoscenza del funzionamento del proprio corpo e della propria fertilità. Sapendo con esattezza quando la donna è nel suo periodo più fertile, è importante mirare correttamente i rapporti in quei giorni.
4 mesi di attesa sono la normalità anche per coppie giovani e nel pieno del loro potenziale fertile, e si può parlare di ridotta fertilità solamente dopo un anno di tentativi andati a vuoto.

Quando iniziare a pensare alla fecondazione assistita

Prima di affidarsi alla fecondazione assistita, occorre essere sicuri dell’inefficacia di quella naturale. Dopo un anno di tentativi andati a vuoto, è il momento di rivolgersi a uno specialista, un ginecologo o un medico dei centri di sterilità. Con lui potrete iniziare un percorso di analisi e diagnosi per scoprire l’entità del problema. Il primo passo, solitamente, e l’avvio  di rapporti mirati nel periodo ovulatorio. Dopodiché, se il problema persiste, o il problema risulta di tipo meccanico, si può pensare di fare un pensiero all’opzione della fecondazione assistita.
Ecco di cosa si tratta.

La fecondazione intrauterina

Per i casi meno gravi la tecnica più semplice è quella della fecondazione intrauterina. La donna assume alcuni ormoni che stimolano la produzione di follicoli ovarici. Nel periodo dell’ovulazione si eseguono frequenti ecografie per capire qual è il momento giusto e, entro le 36 ore, si procede con l’inseminazione. Gli spermatozoi vengono selezionati e iniettati nel collo dell’utero. La tecnica non presenta liste d’attesa, non è dolorosa e non c’è alcun limite legale: le possibilità di successo sono però piuttosto basse, in genere attorno all’8-12%, e possono richiedere più cicli è un conseguente stress psicologico.

La fecondazione in vitro

Quando l’intrauterina non basta, si ricorre alla fecondazione in vitro (FIVET), che determina una gravidanza in circa il 30% dei casi. Si esegue in appositi centri e, solitamente, occorre iscriversi a una lista d’attesa. Alla donna vengono somministrati farmaci per la produzione di più follicoli e quindi di maggiori quantità di ovociti. Questi vengono esaminati in laboratorio, selezionati e quindi collocati in un recipiente dove gli spermatozoi possano penetrare negli ovociti. L’embrione che così si forma dovrà essere iniettato nell’utero entro 72 ore. Questo, se riesce ad attaccarsi alla mucosa uterina, avrà modo di crescere e svilupparsi.

L’evoluzione normativa

Per la fecondazione assistita, la legge 40 del 2004 aveva introdotto diversi limiti. La normativa prevedeva la produzione è l’impianto solamente degli embrioni strettamente necessari alla fecondazione, e comunque mai più di tre, da eseguire in un unico intervento. Il limite è stato abolito dalla Corte costituzionale nel 2009. Nel 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha bocciato il divieto, per le coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche, di effettuare la diagnosi pre-impianto (non pericolosa per l’embrione) finalizzata a evitare gravidanze con embrioni affetti da patologie. Divieto che la normativa italiana non ha ancora recepito.

La fecondazione eterologa

La stessa legge 40/2004 aveva vietato in Italia anche la pratica della fecondazione eterologa, ho sia il ricorso all’ovulo e allo spermatozoo proveniente da un donatore esterno alla coppia. Il limite è caduto nell’aprile 2014 in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale punto anche nel nostro paese è consentito dunque utilizzare un donatore maschile, in caso di sterilità dell’aspirante papà, ho un ovulo femminile in caso di sterilità dell’aspirante mamma. È consentita anche una doppia donazione, sia la parte maschile che femminile. La normativa tuttavia è ancora in evoluzione: a livello nazionale e regionale si stanno definendo le modalità di applicazione.

I limiti rimasti

A oggi, i limiti rimasti sono l’accesso alla fecondazione assistita solo per le coppie con problemi di fertilità; il diritto ad accedere alla procedura per i single; il divieto a ricorrere “all’ utero in affitto”, ossia la donazione dell’embrione nato da fecondazione assistita a una terza mamma che al momento del parto restituirà il bimbo alla coppia. Per quanto riguarda la fecondazione eterologa, alcuni limiti riguardano invece il numero massimo di donazioni, l’età dei donatori e il diritto del bambino a conoscere tutti i suoi genitori biologici.

Cibo e fertilità

Un aiuto per salvaguardare la fertilità può arrivare anche dalle nostre scelte a tavola. L’olio extravergine d’oliva, ad esempio, grazie al contenuto di vitamina E, i cibi ricchi di zinco come legumi, pesce, carne e uova favoriscono il concepimento e la qualità degli ovociti aumentano la fertilità maschile. Per i carboidrati, concentratevi su pane e pasta integrali: quelli maggiormente raffinati, infatti, stimolano l’aumento di insulina, fattore negativo per la riproduzione. Altro elemento importante è, per le donne, l’acido folico (vitamina B9) contenuto in alimenti come fegato, arance e broccoli.

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P.S. Anche in caso di fecondazione assistita, quando il problema di fertilità è risultato di tipo meccanico, chi usava un apparecchio Lady-Comp baby è riuscito a scoprire con largo anticipo la gravidanza in corso.

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