Mentre milioni di donne cercano sollievo dai sintomi della menopausa con la Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS), nuovi studi hanno rivelato che, oltre, all’attacco cardiaco, la TOS è associata a un’elevata incidenza di calcoli renali, tumore al seno e morte.
Risultati inaspettatamente negativi
La Terapia Sostitutiva Ormonale (TOS) prevede la somministrazione di estrogeni e progestinici, forme sintetiche di progesterone, per alleviare vampate, sudorazioni notturne, secchezza vaginale e altri sintomi della menopausa. Nel 1993, gli scienziati hanno lanciato l’Iniziativa per la Salute delle Donne (Women’s Health Initiative – WHI), uno studio pensato, in parte, a testare la teoria per cui la TOS ridurrebbe il rischio di problemi cardiaci. I test hanno dovuto essere sospesi con tre anni d’anticipo, dopo che i i risultati preliminari dimostrarono che, al posto di aumentare la salute cardiaca, la TOS aumentava i rischi di disturbi cardiaci e infarto, come pure il rischio di tumore al seno.
Tutte le buone ragioni per evitare la TOS
Lo studio WHI fu esteso dal 2005 al 2010 per seguire 115,400 al posto degli iniziali 161,000 partecipanti ed è stato pensato, in parte, per descrivere gli effetti a lungo termine delle terapie ormonali. Due recenti relazioni riguardanti i risultati della WHI dichiarano ulteriori buone ragioni per evitare la Terapia Sostitutiva Ormonale (TOS).
Basandosi sugli studi dell’WHI, i ricercatori dell’Università di Buffalo, in una relazione riportata sul JAMA (Journal of The American Medical Association), ha correlato la TOS a un aumentato rischio di morte per tumore al seno e a un aumentato rischio di tumore al seno invasivo in donne in menopausa.
Donne che assumevano la Terapia Sostitutiva Ormonale non solo presentavano un aumentato rischio di decesso per tumore al seno ma anche per altre cause, rispetto alle donne che non assumevano la TOS.
I ricercatori rimasero sorpresi dai risultati, in quanto non concordavano con la teoria precedente per la quale il rischio di cancro al seno non era così elevato in donne che assumevano la TOS e che anche il rischio di decesso fosse più basso.
Lo studio di Buffulo, dimostra, invece, che la Terapia Ormonale interferisce effettivamente con la rilevazione di cancro al seno, che comporta la diagnosi tumorale ad un livello più avanzato. Lo studio dimostra anche che, queste donne, che sono state seguite mediamente per 11 anni, tendevano ad avere un maggiore coinvolgimento dei linfonodi che, generalmente, è indice di una prognosi più sfavorevole.
Ora anche la calcolosi associata alla TOS
Sempre sulla base dei risultati del WHI, i ricercatori dell’Università del Texas Southwestern Medical Center, Dallas, hanno concluso recentemente che la terapia estrogenica è associata a un aumentato rischio di sviluppo di calcoli renali in donne sane in menopausa.
Gli scienziati, nel loro studio pubblicato negli Archivi di Medicina Interna, hanno notato che la calcolosi renale (nefrolitiasi) è una condizione tipica che colpisce il 5-7% delle donne americane in menopausa. La formazione di calcoli renali può essere correlata a vari fattori legati allo stile di vita e alle condizioni di salute.
Gli scienziati hanno esaminato i dati dell’WHI da due gruppi differenti: 10,739 donne in menopausa con isterectomia a cui era stato somministrato o un trattamento estrogenico o un placebo per una media di 7,1 anni; 16,608 donne in menopausa, senza isterectomia, a cui era stato somministrato un trattamento estro-progestinico o un placebo, per 5,6 anni.
Gli autori sono arrivati alla conclusione che la terapia estrogenica è associata a un aumentato rischio di calcolosi renale, indipendentemente dall’età, etnia, indice di massa corporea, terapie ormonali precedenti, uso di caffè o tiazidici. La conclusione a cui sono arrivati è che la terapia estrogenica aumenta il rischio di calcolosi renale in donne in menopausa, anche se il meccanismo sottostante allo sviluppo dei calcoli non è ancora stato chiarito.
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